Sala stampa gremita per la conferenza di presentazione di Contagion, il film di Steven Soderbergh presentato fuori concorso al Festival di Venezia questa mattina (la nostra recensione). Presenti in sala i produttori, il regista, lo sceneggiatore Scott Z. Burns e i protagonisti Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Laurence Fishburne, Jennifer Ehle (assenti sia Jude Law che Kate Winslet).

Sembra che in particolare i critici americani siano rimasti colpiti dai temi affrontati dal film, almeno a giudicare dalle loro domande al regista, alcune fin troppo aggressive:

Abbiamo visto diversi film su pandemie, ma mai uno come questo. Si tratta di una pellicola molto realistica dedicata a una situazione catastrofica molto plausibile. Per quale motivo avete deciso di fare un film così realistico?
Soderbergh: il film è stato il risultato di una discussione iniziale con lo sceneggiatore Scott Z. Burns, che mi propose di realizzare il film. Avevamo l'impressione che tutta la parte scientifica di questo film dovesse essere trattata in maniera molto accurata: tutte le scene in cui si parlava del virus dovevano essere molto plausibili, altrimenti non avremmo realizzato un film in grado di contribuire a questo genere cinematografico.

Matt Damon, pensa che in un periodo come questo la gente vorrebbe davvero andare al cinema e uscirne terrorizzata? Voi del cast lo fareste vedere ai vostri figli? Inoltre, per quale motivo lei porta i capelli rasati a zero?
Damon: tutte le volte che sono stato a Venezia mi avete chiesto dei capelli! Questo è un look per un film, il nuovo film di Neill Blomkamp che sto girando a Vancouver, Elysium.
Paltrow: io comunque non ho fatto vedere ai miei figli nemmeno Babe Maialino Coraggioso.

Realizzare questo film non vi ha messi in uno stato d'animo di preoccupazione, avete cambiato le vostre abitudini personali? Al cinema, quando una persona dietro di me ha tossito mi sono sentito raggelare.
Fishburne: non fino alla settimana scorsa! No, a dire il vero mi lavo le mani sempre esattamente come prima.

Nel vostro film vediamo la società americana impazzire letteralmente a causa del virus, sfociando in atti di anarchia e violenza. In realtà episodi recenti come l'Uragano Kathrina ci hanno mostrato la faccia ben più civile e altruista dell'america. Come mai pensate che nel caso di una epidemia gli americani non si comporterebbero in questo modo?
Paltrow: Penso che si tratti proprio di uno scenario completamente diverso. Quando si va ad aiutare qualcuno, durante una alluvione o un uragano, non si corre il rischio di morire come conseguenza. L'uragano spesso è già finito quando giungono i soccorsi. Nel caso di una pandemia, invece, è proprio aiutando qualcuno che si muore. Non si può essere eroici in questi casi, si tratta di un virus estremamente contagioso: se si vuole aiutare gli altri si finisce per sacrificarsi, bisogna esserne consapevoli. Lo spirito umano, la volontà di aiutare, c'è sempre e credo emerga nel film. Ma in questo caso ogni contatto mette a rischio la sopravvivenza, e quindi si tratta di circostanze ben diverse.

Steven Soderbergh: ha detto che ora vorrebbe dedicarsi alla pittura. E' una cosa seria? E d adove viene l'idea di fare un film come questo, è una metafora della attuale crisi finanziaria?
Soderbergh: No, una delle cose che mi attraeva maggiormente della sceneggiatura di questo film è che NON c'è alcuna metafora. Il virus è il virus, e per me è qualcosa di inedito perché è strano fare un film nel quale il protagonista non parla. Matt, vuoi parlare tu del fatto che io non intendo fare più film? [ridono, perché in parte è stato Damon a contribuire alla diffusione di questa informazione] In realtà mi prendo una pausa, ma è molto meno traumatico di quello che potrebbe pensare.

Vorrei fare una domanda al regista. Quanto è stato influenzato da CSI e da La Peste di Albert Camus?
Soderbergh: In realtà il film che mi ha fatto riflettere di più è stato Tutti gli Uomini del Presidente. Volevamo fare un film realistico, ma anche molto pulito, preciso e ben diretto a livello artistico.

Per quale motivo è stata scelta Hong Kong come origine del virus? Per via della SARS?
Scott Z. Burns: sì, la SARS ha avuto un ruolo centrale in questo film. Il dottor W. Ian Lipkin è stato consulente del film: lui ha partecipato alla scoperta di una cura per la SARS, e assieme a lui abbiamo visto gli studi fatti a questo proposito, come tutto fosse cominciato in quella parte del mondo. A Hong Kong c'è un mercato dove ci si reca e si comprano animali vivi, e quella è stata la causa della SARS, noi ci siamo ispirati a questi fatti.

Nel film emerge una sorta di commento negativo nei confronti di un personaggio che rappresenta una fonte alternativa di informazione, contro i canali ufficiali del CDC e dell'OMS. Potrebbe essere un eroe positivo, per quale motivo avete intrapreso quella strada?
Soderbergh: abbiamo pensato che dovesse emergere una voce alternativa in contrasto all'OMS, per questo abbiamo introdotto il personaggio del blogger.
Burns: dovete capire che quando c'è uno scandalo – che si tratti di banche o di pandemie – c'è sempre qualcuno che cerca di fare controinformazione in maniera sbagliata, e queste voci si diffondono in tutto il mondo proprio come un virus, è per questo che abbiamo pensato al personaggio del blogger. Lui crede di essere ammalato, ne è convinto, alcune sue posizioni non sono nemmeno sbagliate. Ha le sue idee.

Questo film è molto rapido e pieno di personaggi, la loro introspezione psicologica non viene indagata con dialoghi o approfondimenti particolari per via del poco tempo che hanno a disposizione. Come avete lavorato a questo aspetto?
J. Ehle: il mio personaggio non ha tempo per riflettere, se non a quello che sta succedendo con il virus. E' Scott ad aver scritto una sceneggiatura molto articolata, i personaggi vendono conosciuti dagli spettatori attraverso le loro scelte e le loro azioni.
Fishburne: Scott ha sviluppato moltissimo i personaggi nella sceneggiatura, non ci siamo dovuti fermare a riflettere troppo perché dovevamo muoverci in fretta: il virus si stava diffondendo a macchia d'olio.
Damon: e poi era già tutto sulla carta, io mi sono limitato a parlare con Steven per apportare qualche modifica e aggiungere qualche particolare al mio personaggio, come farlo aumentare di peso perché era senza lavoro da un anno ed era rimasto sul divano tutto il tempo.
Paltrow: io mi sono limitata a fare quello che Steven mi chiedeva di fare!

Laurence, il suo personaggio porta con sè tutto il dilemma etico del film. Ce ne può parlare?
Fishburne: sì, ha sulle sue spalle la responsabilità di capire cosa stia succedendo e gestire come la situazione viene compresa dalla popolazione. Deve affrontare il tema della quantità di informazioni che è il caso di diffondere affinché la popolazione capisca come proteggersi, senza però farla andare nel panico. E poi: è il caso di avvertire subito i propri cari?

Penso che le donne siano i personaggi più eroici del film. E' una scelta voluta?
Soderbergh: in realtà nel compiere ricerche per il film abbiamo scoperto che moltissime donne lavorano in questo settore.

Gwyneth, Matt, qual è stata la parte più difficile da recitare nel film?
Paltrow: io mi sono divertita. Sono andata a Hong Kong per la prima volta in vita mia, è stata una breve esperienza ma divertente. Mi sono divertita a ingoiare Alka-Seltzer per simulare la schiuma in bocca e cadere a terra!
Damon: non è mai difficile con Soderbergh, ecco perché ho fatto sei film assieme a lui! ma c'è stata una scena molto complessa: quando ricevo la notizia della morte di mia moglie. Non sapevo ancora quali fossero tutti i personaggi in campo e non avevo idea di come recitare questa scena. Potevo fare la scena madre con l'uomo disperato che sbatte contro i muri per per la rabbia, ma invece abbiamo deciso di inventare qualcosa di diverso: ne ho parlato con Scott e abbiamo scritto la scena. Ci sono due modi per reagire a una notizia così: impazzire, o negare. Steven e Scott risolvono questi problemi in maniera onesta e unica.

Ma farà davvero solo tre film e si ritirerà?
Soderbergh: al momento i miei piani sono di comingiare a girare Magic Mike, un film sugli stripper maschili, la prossima settimana. Poi toccherà a Liberace, a giugno dell'anno prossimo. Potrebbero esserci variazioni, il primo è un film piccolo, a basso budget, mentre il secondo è una via di mezzo. Questi sono i miei programmi per ora.

Avete un cast così importante è stato più semplice, perché si tratta di professionisti, o più difficile, perché si tratta di personalità artistiche imponenti?
Soderbergh: in un film ricco di personaggi è molto utile avere un un gran numero di star. Sono un punto di riferimento immediato per il pubblico, il che ci agevola perché spingono gli spettatori a identificarsi con facilità. Scott ha prodotto del materiale che mi ha reso semplice l'ottenere un grande cast: gli attori erano molto felici della sceneggiatura, e incuriositi. Avere dei grandi professionisti, poi, è stato utile perché dovevamo girare subito e in fretta, e non abbiamo perso tempo.

Come percepisce il contatto con altri esseri umani dopo aver girato questo film?
Soderbergh: le rispondo con una domanda: quante persone hanno toccato quel microfono? Diciamo che quando si inizia a pensare a queste cose è difficile dimenticarsene, io mi lavo moltissimo le mani ma ho mantenuto la calma, per esempio a Venezia ho già stretto tantissime mani e sono venuto sin qui in aereo, uno dei posti peggiori se vogliamo…