La View Conference 2015 (19-23 ottobre, Torino) non poteva aprirsi in modo più eccitante.

Il famoso festival torinese dedicato al cinema d’animazione e agli effetti speciali ha dato il via alle danze con l’incontro tenuto da Mark Osborne (regista di Kung Fu Panda e Il Piccolo Principe): Sfide nell’Adattamento di un Amatissimo Classico.

Introdotto dalla direttrice dell’evento, Maria Elena Gutierrez, il regista americano non ha avuto problemi a scaldare la sala mostrando l’emozionante trailer del suo lungometraggio, parlando di come è stato o verrà distribuito nel mondo. Difatti, mentre in alcuni paesi il film è già stato rilasciato nelle sale (come in Francia, dopo la presentazione al Festival di Cannes), in Italia uscirà il prossimo primo gennaio. In Nordamerica in un generico 2016.

Con Il Piccolo Principe non si voleva creare il solito adattamento bensì una lunga poesia che incantasse tutto il pubblico

Con Il Piccolo Principe non si voleva creare il solito adattamento bensì una lunga poesia che incantasse tutto il pubblico: quello che non ha letto il libro, quello che l’ha letto e dimenticato, il cultore di Antoine de Saint-Exupèry, il bambino o l’adulto che non ricorda la propria infanzia.

Lui ha conosciuto il libro 25 anni fa, regalatogli da quella che sarebbe stata la sua futura moglie in un momento molto difficile. Non sapeva chi era e cosa volesse fare della propria vita. Leggendo le avventure dell’aviatore è riuscito a porsi le giuste domande e a trovare risposta e questo vuole che il film faccia con tutti.

Per questo motivo, quando gli fu proposto l’adattamento di quello che da Hayao Miyazaki è stato definito “un diamante”, inizialmente rifiutò. Non voleva rovinare nulla. In un secondo momento, proprio per non permettere che questo importante pezzo della sua vita, del suo essere, fosse stravolto, ha deciso di accettare.

Ci sono voluti anni per creare questo nuovo Piccolo Principe e non è stato per nulla facile, dalla scelta delle tecniche a quella delle musiche, dall’impostazione che si voleva dare al film alla sua conclusione.

Fra le tante foto mostrate, molte inedite, ci è stato permesso di visionare in anteprima un’intera sequenza del film: la bambina e il suo primo approccio con il libro, in particolare con le pagine dedicate all’atterraggio fortuito dell’aviatore e al suo incontro con il Principe.

Con poco più di cinque minuti è venuto fuori tutto lo spirito del lungometraggio. Musica (con la collaborazione di Hans Zimmer e Camille), CGI (con il software Maya), Stop-Motion (con l’aiuto di Dragon Fly per le riprese), emozioni e magia si uniscono per creare un prodotto unico nel suo genere.

 

principe01

principe02

principe03

 

Terminato l’evento, abbiamo avuto l’occasione di incontrarlo. Ecco la nostra intervista:

D: Qual è il tuo passaggio preferito del libro? Coincide con quello che ami di più del film?

R: Devo dire che i due passaggi coincidono ma non riuscirei a parlarti di una scena singola, di un capitolo ben preciso, quanto di una frase che mi ha da sempre colpito e ispirato: “It is only with the heart that one can see rightly; What is essential is invisible to the eye!” (Non si vede bene che col cuore; L’essenziale è invisibile agli occhi!). E questa frase coincide con il motto che ci ha spinto dall’inizio fino alla fine della produzione di questo lungometraggio.

D: Ci hai già parlato di come ti spaventasse l’idea di portare questa opera sul grande schermo, con un nuovo adattamento. Cercavi un approccio diverso e l’hai trovato unendo la storia di questa bambina poco emotiva, plagiata da un mondo fatto di ordine all’Aviatore, figura unica e totalmente opposta. Adesso ti chiedo: eri spaventato all’idea di voler realizzare questo film unendo più tecniche d’animazione, dalla CGI alla Stop-Motion, per renderlo ancora più unico, ma senza sapere quale sarebbe stato il risultato finale?

R: Sì, devo ammettere che ero davvero spaventato! L’idea di unire più tecniche fu una delle prime che ebbi quando decisi finalmente di prendere le redini del film. Mi ha dato la carica. Tuttavia, effettivamente, non sapevo quale sarebbe stato il prodotto finale. Volevo che le due tecniche, la CGI e la Stop-Motion, si unissero fra loro restando allo stesso tempo riconoscibili e diverse. La gente mi chiedeva in continuazione come sarebbe stato il film alla fine ma non potevo rispondergli, non lo sapevo neanch’io, è stato un esperimento fatto per la prima volta.

D: Ci hai spiegato precedentemente come la figura di tua figlia abbia ispirato un’altra idea chiave di questa nuova trasposizione: il creare due piani narrativi, quello tenuto in un mondo grigio con protagonista un vecchio signore e una giovane bambina, e quello svolto all’interno del libro, dove tutto è governato dalla fantasia. Qual è stata la sua reazione una volta visto il film?

R: È un po’ complicato, per quanto comico, rispondere a questa domanda. Lei conosceva ogni singola parte del film. Sapeva tutto di ogni singola scena, di ogni passaggio affrontato (dalla pre-produzione alla post-produzione). Questo perchè non l’ho usata solo come musa ispiratrice ma anche come modella. Ogni volta che rientravo a casa con qualche nuova idea la prendevo da parte e le chiedevo se poteva renderla reale, impersonarla, per me. Inizialmente doveva anche essere la doppiatrice della protagonista tuttavia crescendo ha cambiato molto la propria voce e abbiamo preferito prendere Mackenzie Foy. Durante l’ultimo periodo di produzione del film ero in piena crisi. Volevo modificare alcune scene, tagliarle o re-inserirle. Lei è stata così brava da essere più ferma di me e dirmi che non dovevo alterare nulla. Una volta visto insieme il prodotto finale era molto contente e soddisfatta.

D: Durante il panel di presentazione hai affermato che il film che ti ha spinto a intraprendere questa carriera è stato il primo Star Wars. In vista dell’uscita del nuovo film ti chiedo: qual è il tuo capitolo preferito della saga e quale il personaggio che più ami?

R: L’Impero Colpisce Ancora. Non saprei dirti perché, però. So solo che istintivamente mi viene da risponderti così. Non è stato neanche il primo che ho visto. Ero in sala quando uscì il primo capitolo e tornato a casa volli con una spada laser. Il mio personaggio preferito è senza dubbio Yoda. Amo la sua saggezza a tal punto da averlo citato la prima volta che sono stato ospite qui alla View Conference, sette anni fa, per parlare di Kung Fu Panda. Credo che con le sue parole si sia fondata una sorta di religione. E io la seguo.

D: Ultime domande. Visto il genere che maggiormente tratti e che più adori: qual è il tuo film d’animazione preferito? Coincide con un film in Stop-Motion vista la tua predilezione per questa tecnica?

R: Aaah, odio queste domande. Mi è davvero difficile rispondere. Ci devo pensare un attimo… Sicuramente il mio film preferito in Stop-Motion è Fantastic Mr. Fox, di Wes Anderson. Adoro Wes Anderson. Tutto ciò che fa, non solo l’animazione. Sapevo che l’avrei amato ancor prima di vederlo. In generale, però ho una predilezione per Hayao Miyazaki e per Il Mio Vicino Totoro. Ma nel mio cuore c’è spazio per tantissimi film di questo genere. E anche altri diversi, come Adaptation che ha ispirato Il Piccolo Principe.

Riportiamo anche una domanda molto interessante emersa durante la conferenza stampa:

D: Abbiamo appurato insieme che Il Piccolo Principe è un libro per tutti. Allo stesso modo dovrà esserlo il film. Come sei riuscito a portare al cinema quel senso di malinconia e di solitudine che troviamo nell’opera originale?

R: La solitudine è uno dei temi principali e la piccola protagonista la affronta per tutto il film, anche se non ne è consapevole. E tutti, in un modo o nell’altro, l’abbiamo affrontata nella nostra vita. Noi abbiamo deciso di sfruttarla come elemento chiave, di apertura, da parte della protagonista verso l’Aviatore. Pensando al pubblico, inoltre, non abbiamo voluto lasciare neanche la malinconia che il libro ha, tuttavia non l’abbiamo neanche resa protagonista come la citata solitudine o altri aspetti che vedrete.

 

principe04

 

Classifiche consigliate