A Giorgio Diritti interessano le lingue. Gli interessano come elemento di realtà e di verità, di aderenza al reale, attraverso cui costruire film, situazioni, personaggi, mondi. Anche per Volevo Nascondermi è partito da Antonio Ligabue e dalla sua lingua, dalla potenza dialettale e come contribuisse a renderlo un escluso, un reietto della società.

In concorso al festival di Berlino e con in tasca una prestazione importante di Elio Germano, possibilmente premiabile, il film è passato quasi subito, il primo giorno, una volta compiute le operazione d’apertura di rito.

Quanto ci hai messo a trovare Elio Germano?

Qualche riflessione l’ho dovuta fare, ma in linea di massima è stata una delle prime scelte, perché nell’impostazione del film era fondamentale avere una persona sensibile, un grande attore.
Solo che inizialmente avevo vagliato approcci diversi, avevo anche pensato di trasportare il film all’oggi con una persona presa dalla quotidianità, meno conosciuta. Ma sono scelte creative e non produttive queste.

Ti importava la somiglianza?

Devo dirti che sono molto attento in generale alle aderenze, anche in L’Uomo Che Verrà c’è questo rapporto di identità e di lingua. E qui era importante la somiglianza perché la bruttezza e la repulsione sono un elemento narrativo importante. Era impossibile raccontare di un uomo rifiutato e sentito come repellente se poi era carino.

Ora sei a Berlino mentre con L’Uomo Che Verrà sei andato al Sundance, hai avuto la sensazione che stare lì abbia fatto la differenza per te o per il film?

Rispetto al mondo diciamo di sì, ha fatto la differenza stare lì, ti fa capire delle cose e poi lì c’è il gran valore dell’autenticità. Non c’è forma ma molta sostanza, non c’è il red carpet però ti fai tipo 7-8 proiezioni con il pubblico che ha due palle così e fa domande che hanno un senso. Si crea insomma un rapporto molto vero tra il pubblico e chi presenta le opere ecc. ecc. da questo punto è stato tutto molto piacevole e interessante.

Ha fatto la differenza per il film?

Non lo so, è stato venduto in un po’ di territori ma poi rispetto all’italia non ha portato un gran riscontro essere stato al Sundance, forse è un limite della dimensione italiana.

E ti ha agevolato nel trovare fondi per questo?

Il sistema è lontano ma dipende dal progetto o comunque dovresti, al di là del festival, andare lì e curare i rapporti…

E non ti interessava?

Forse, ma non c’è stata occasione, le strade sono sempre un po’ complicate, prima di questo progetto ne avevo in mente un altro che si è un po’ fermato ora. Il nostro lavoro ha una dimensione sempre molto fluida, soprattutto se cerchi di fare un cinema che non è il film già fatto e rifatto 100 volte.

La sinossi ufficiale del film:

Volevo nascondermi… ero un uomo emarginato, un bambino solo, un matto da manicomio, ma volevo essere amato. Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato. Diventerà il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari stando sulle sponde del Po. Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene rinchiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere. Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia. L’uscita dall’Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua diversità.

L’uscita di Volevo nascondermi è prevista per il 27 febbraio 2020.

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