C’era da aspettarsi un trionfo di enfasi patriottica dal regista di Pearl Harbor che affronta i fatti di Benghazi, ma 13 Hours sembra proprio essere nato sotto un’altra luce e del resto presenta un altro Micheal Bay.

In questa storia, di suo già molto cinematografica, fatta di sole due sequenze di azione ma molto lunghe (praticamente tutto il secondo tempo), fatta di due assedi e di una missione disperata, a Bay non interessa il rapporto dell’America con il mondo, non interessa la malvagità dei cattivi ma solo l’eroismo di alcuni uomini. Dove si annida l’eroismo oggi? In un mondo in cui la guerra è diversa e i conflitti sono diversi, chi sono gli eroi? A sorpresa per 13 hours non si trovano nell’esercito o nell’establishment ma sono i mercenari, ovvero i contractor, persone pagate per fare la guerra eppure, dal punto di vista di Bay, gli ultimi tenutari di un codice militaresco più grande di loro.

Contro tutti e contro tutto i componenti del team G.R.S. cercheranno di portare a casa la...