8 Rue de L’Humanité, la recensione

Non dobbiamo avere troppa vergogna di Lockdown all’italiana perché 8 Rue de l’Humanité non solo non è troppo diverso (fatti i necessari distinguo nazionali), ma non ha nemmeno la giustificazione di essere stato girato all’arrembaggio per aiutare l’industria del cinema nazionale. Il film francese sul lockdown è anch’essa una commedia da un campione di incassi (Dany Boon quello di Giù al Nord, l’originale di Benvenuti al Sud) e arriva un anno e mezzo dopo il primo lockdown a raccontare un momento storico adesso già lontano senza il beneficio della distanza, ma anzi con tutte le implacabili piccolezze e i difetti di uno sguardo instant.

Innanzitutto non c’è niente da raccontare. Le due ore di trama non hanno una vera trama, sono uno spaccato della vita di un palazzo in cui vivono diverse tipologie umane durante il primo lockdown. Sono persone che nemmeno si conoscono, ma che fanno di necessità virtù. I problemi raccontati sono i loro uniti a quelli...