Esistono delle regole nel mettere in scena Assassinio sull’Orient Express, regole fissate dal successo della versione di Sidney Lumet del 1974, regole che Branagh dimostra di conoscere e di voler ampliare creandone di nuove.

Serve inevitabilmente un cast di star (c’è!), serve un Hercule Poirot meno famoso delle altre star (c’è!), serve un’ambientazione sfarzosa ma non se ne deve fare un film claustrofobico (c’è!) e soprattutto si deve girare intorno alla suspense senza mai davvero affrontarla, Assassinio sull’Orient Express è l’immagine di un thriller, un quadro di un thriller da ammirare da lontano, non un thriller vero in cui venire immersi (c’è!).

Le regole nuove che la versione di Kenneth Branagh introduce invece sono l’aggiunta di un po’ d’azione, di panoramiche, grandissimi scenari analogici aiutati da molto digitale a diventare quasi cartooneschi (nello splendore del 65mm), sequenze di un furioso treno in tempesta nella neve e un preciso senso dell’ambientazione per ogni dialogo...