Un israeliano in rotta con la propria patria fugge in Francia senza un piano preciso. Vuole dimenticare d’essere israeliano, vuole essere altro e essere francese va bene. La sua nazionalità però sembra continuare ad inseguirlo nei nuovi progetti, negli atteggiamenti e nei tentativi d’essere altro. L’israelianità gli scappa da tutte le parti, lui la combatte con una particolare pervicacia lessicale, come il titolo del film lascia intuire, ma questa ritorna sempre.

La storia di questo ragazzo che sa solo ciò che non vuole essere e che cerca un’identità in una città che potrebbe fornirgliene tantissime, sembra perfetta per la forma comica che Nadav Lapid sceglie. Umorismo surreale, a tratti geniale, fatto di pochissimi elementi e stoccate fortissime ma altrettanto sparute. I 123 minuti di Synonyms tra peripezie urbane, corsi di francese, lavori da bodyguard, avventure sentimentali, colloqui fallimentari da attore porno non hanno tutti la stessa forza comica e il meccanismo di paradossale ...