Il punto di partenza di Bliss è quello di una buona parte del cinema di fine anni ‘90, il fatto cioè che qualcuno viva un’esistenza così tranquilla e priva di eventi rilevanti, così routinaria e ordinata da essere intollerabile. La vita nell’ufficio grigio da cui fuggire attraverso un mondo sotterraneo, fantastico o, come in Matrix, reale. Come in quei film il protagonista anche qui si trova a disagio senza saperlo, lo scopre quando qualcuno gli apre la porta di un mondo diverso. Cosa che in Bliss avviene ingerendo qualcosa. Negli anni ‘90 la pillola era il simbolo stesso della droga sintetica, oggi il cristallo di meth lo è di più, così invece della pasticca in Bliss è ingerendo dei cristalli che si giunge ad un altro livello di consapevolezza.

Di questo capitale di trama anni ‘90 Bliss fa davvero il peggior uso possibile, unisce molto male tecnologia e animismo, cioè lo spiritualismo delle esistenze su piani diversi e la concretezza dei mondi alternativi tecnologici proiettati avanti...