Quel che Bohemian Rhapsody realmente mostra sono i limiti del fan service, cosa accada a pensare un film per compiacere chi è già fan del suo soggetto. Pieno di ammiccamenti, dettagli e richiami a nozioni o elementi della vita dei personaggi che solo i fan conoscono, il film addirittura fa dire ad un produttore interpretato da Mike Myers che nessuno mai seguirà il tempo di Bohemian Rhapsody con la testa mentre è in macchina, come invece fa lui in una nota scena di Fusi di Testa, il massimo dell’ammiccamento.

Il problema di questo primo vero grande biopic per il cinema su Freddie Mercury e i Queen è di essere scritto come un comunicato stampa promozionale, infarcito di frasi fatte autoesaltatorie, e apparentemente sceneggiato da qualcuno che non ha mai lavorato ad alti livelli (invece c’è il grandissimo Peter Morgan dietro il soggetto, sebbene la sceneggiatura l’abbia scritta Anthony McCarten, già responsabile di La Teoria Del Tutto).

Da subito convenzionale, il film divide rigida...