Come nella tradizione del cinema criminale anche questa storia di Corneliu Porumboiu è raccontata in maniera atemporale, per capitoli introdotti dai nomi dei personaggi invece che linearmente. Siamo dunque noi a dover ricostruire la storia nella nostra testa, come in Rapina A Mano Armata, come Pulp Fiction. Sembra di capire che questo artificio abbia un senso, ma arrivati a fine film scopriremo che no, non lo ha e se fosse stata raccontata linearmente non sarebbe cambiato molto della maniera in cui la comprendiamo o di quello che ci dice.

Ci sono poliziotti, criminali, una femme fatale e dei soldi da recuperare e spartirsi con tentativi di fregature in mezzo ma ci vorrà buona parte del film per capire eventi e rapporti di forza. Intanto siamo attirati dallo scenario, l’isola in cui si va per imparare la lingua dei fischi (lingua reale con cui comunicare anche a grandi distanze senza che nessuno capisca che lo stai facendo), l’idea migliore di tutto il film, l’unica che genera qualcosa ...