Per anni siamo stati abituati a pensare che un uomo comune, messo di fronte alle grandi responsabilità che nascono dai superpoteri che ha ricevuto in dono in maniera più o meno fortuita, sia capace di accettare di buon grado il peso che consegue da tutto ciò. Decenni di fumetti supereroistici ci hanno insegnato questo. Il bene stava da una parte. Il male dall'altra. Puoi essere un ragazzino sfigato che non ha una ragazza neanche pagandola a peso d'oro che si ritrova ad avere i poteri di un ragno radioattivo – o geneticamente modificato a seconda – o un orfano inteplanetario atterrato nei campi di granturco di Smallville, ma la sostanza è sempre quella. Le sfumature stavano altrove.

Poi è arrivato un barbuto signore inglese di nome di Alan Moore e attraverso il cosiddetto revisionismo supereroistico ci ha insegnato che per distinguere una persona sana di mente da uno psicopatico basta solo una pessima giornata. E che non dobbiamo s...