Finale a sorpresa – official competition, la recensione | Venezia 78

Sarebbe bellissimo un libro che tracciasse la storia dell’umorismo la cinema tramite gli oggetti. Dalla lotta contro quelli che non funzionano mai del cinema muto a quelli animati e perfidi dei primi film di animazione, all’uso ironico di scenografie esagerate negli anni ‘60 fino alla maniera incredibile in cui Jackie Chan li coinvolge nelle coreografie e li usa per sbalordire e divertire. In un libro del genere l’ultimo capitolo sarebbe dedicato a Mariano Cohn e Gaston Duprat, il cui umorismo devastante sfrutta sempre gli oggetti ma senza bisogno di farli interagire con attori e attrici. A loro basta posizionarli, basta presentarli, anche tenerli anche nello sfondo e lo stesso possono far morire dal ridere.

È così per l’oggetto più grande del film, un masso che incombe sui protagonisti, oppure per un copione tutto pasticciato dalla regista interpretata da Penelope Cruz (sulle cui pagine sono attaccati con lo sc...