Se una cosa come la “mossa Tim Burton” esistesse si potrebbe dire che è quello che Guillermo Del Toro ha tentato in Crimson Peak. Nel suo nuovo film, finalmente personale e finalmente in linea con ciò che di meglio ha saputo esprimere, il regista messicano riprende il tipo di storie che ama di più, quelle in cui il paranormale aiuta, sospinge e accompagna un intreccio molto reale. Non ci sono grandi fatti storici a fare da sfondo stavolta come in La Spina del Diavolo o Il Labirinto del Fauno, ma pura finzione lovecraftiana: primi novecento di paura, edifici gotici e la buona società.

La trama è quella di un triangolo tra due fratelli dal misterioso agire e un’ereditiera in cerca d’amore, ma non è lì il fine ultimo del film, come spiega bene già il titolo che porta il nome del luogo in cui ci spostiamo verso a metà della storia, il Crimson Peak in cui i fratelli possiedono una magione da cinema dell’orrore, un castello gotico fatiscente che non hanno i soldi per rimettere a posto e che ...