La recensione di Disco Boy, al cinema dal 9 marzo

Un film d’immigrazione ma non come siamo abituati a vederne. Il viaggio verso la Francia dall’Est Europa è solo la premessa di Disco Boy e anche il morto che ci scappa nel viaggio è propedeutico a raccontare tutta la pratica dell’immigrazione e poi di integrazione nel paese di destinazione come una parabola di morte. La morte dietro al protagonista (è orfano), la morte del suo amico nel viaggio che lo segna, la morte intorno a sé quando entra nella Legione straniera per ottenere un passaporto francese. Tutta questa morte ha un effetto su questo ragazzo (interpretato da Franz Rogowski) e lo aliena. Questa è l’idea più affilata di tutto il film: che l’alienazione, cioè la morte della propria identità passata, è come se fosse l’ultimo passaggio dell’integrazione in un nuovo mondo.

Un’altra delle diverse cose interessanti di Disco Boy infatti è il ribaltamento del solito conflitto. Non è in questo caso il paese d’arrivo a rifiutare il migr...