La recensione di Doctor Strange nel multiverso della follia, dal 4 maggio al cinema

Prima le cose importanti: si sente la presenza di Sam Raimi? Sì, si sente ma non da subito. Più Doctor Strange nel multiverso della follia avanza e più monta e viene costruito il mondo di effetti analogici e digitali, piccole e grandi mostruosità, quel piacere del fare (e guardare) un B movie divertendosi che (assieme a Bruce Campbell) è il marchio di Raimi. Come se si dovesse guadagnare il diritto a rientrare nel mondo dei cinecomic che ha contribuito a creare, in questo film Sam Raimi inizia con lo stile invisibile Marvel e scavandosi lentamente le sue ossessioni fino a farle esplodere in un’ultima parte che, per come è scritta, davvero poteva metterla in scena solo lui con questa sicurezza in sé e nella capacità di non scadere nel ridicolo. Insomma visto cosa prevede in molti potevano girare la sceneggiatura di Doctor Strange nel multiverso della follia, ma solo Raimi poteva farlo bene.

La prima cosa...