È stata la mano di Dio, la recensione

Un film di Paolo Sorrentino senza musica non originale. Per giunta proprio quello sulla sua vita! Per larga parte della sua carriera (specialmente quella più esplosiva) era stata una delle caratteristiche più forti del suo cinema. Montaggi, selezioni, momenti in cui usare le canzoni, tutto suonava come una costruzione sulle spalle di Scorsese per andare altrove, in luoghi che il cinema italiano non sapeva esistessero. Per la prima volta invece la musica non originale non abita in un suo film. Anche se il protagonista gira sempre con un walkman, come fosse disegnato per un fumetto (sempre uguale con l’oggetto a caratterizzarlo), che ci fa capire quanto sia importante per lui, lo stesso noi non la ascoltiamo mai, non sappiamo mai che musica sia. Sorrentino tiene duro tutto un film di due ore, fa notare quella mancanza per tutto il tempo così da caricare l’ultima inquadratura, in cui la lascia uscire e il brano scelto (e come ci spiega il vero rapport...