“…è roba che si ascolta in prigione, davanti alle sbarre, per non pensare di essere in prigione! Ed è fatto di sbarre! TUM- TA-TU-TU-TUM! TA-TU-TU-TUM! Obbedisci TA-TU-TU-TUM! Non ribellarti! TA-TU-TU-TUM! è così, il Reggaeton è la prigione!!” è solo una piccola parte dello sfogo che, al centro di Ema (presentato in Concorso al Festival di Venezia), Gael Garcia Bernal fa contro il Reggaeton. Una delle analisi più rabbiose, divertenti ma anche complete e feroci dell’incrocio tra musica, costume e chi la ascolta. Gli serve per prendersela con Ema, la sua donna che l’ha lasciato sia privatamente che professionalmente (lui è coreografo lei una delle ballerine), per andare a ballare Reggaeton per strada da che con lui tentavano performance e spettacoli più sofisticati e ricercati.
E come dice il titolo tra i due è Ema la protagonista, il suo volto strano, particolare e fuori dai canoni apre benissimo il film, Larrain è innamorato di questo fisico nervoso e questo volto spigoloso, stra...
Sghembo strano e popolato di persone sfuggenti e particolari, Ema è un capolavoro fuori dall'ordinario, mai perfetto sempre sorprendente
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