Arriva un momento, nella vita di ciascuno, in cui si deve fare i conti con i propri cliché. Per carità, siamo nel ventunesimo secolo, il confine tra sessi è sempre più labile e si lotta strenuamente per sfuggire a qualsivoglia etichetta, eppure inutile far finta di niente: a forza di scavare, sotto sotto, tutti abbiamo almeno una simpatia o un’antipatia stereotipata. Magari sei maschio e appassionato di scarpe e shopping, magari sei una femmina che guida i camion e sa fare dei rutti tonali, ma il tuo piccolo cliché ce lo devi avere.
Premesso ciò, ci si può sbilanciare a dire che Fast and Furious 6, ultimo capitolo di una fortunata saga iniziata con (inaspettato) successo ben dodici anni fa e proseguita tra alti e bassi, contiene tutti gli ingredienti per incontrare il favore più istintivo e immediato del partito (in maggioranza maschile) sostenitore dell’action movie più rude e fracassone. Motori, tanti motori,...
Botte da orbi e parecchie risate per il sesto capitolo di una saga rimessa a nuovo da Justin Lin, che mantiene una per una tutte le sue disimpegnate e chiassose promesse.
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