La recensione di Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio, al cinema dal 7 dicembre

Non esiste un modo solo di morire. C’è la morte fisica, quella del corpo che cessa ogni funzione, e poi c’è un altro tipo di morte, una che avviene in vita: la morte interiore. Morire dentro rinunciando a quello che si è, alla propria natura più intima. Il Gatto Con Gli Stivali lungo una vita di avventure è morto 8 volte, gli rimane quindi solo una delle sue 9 vite da vivere, è alla fine della corsa e per la prima volta è spaventato. Ha paura che la morte lo prenda davvero (e in una grande trovata la morte, personificata in un lupo, lo segue effettivamente, è dietro di lui ad ogni passo). Sceglie così di nascondersi, sceglie una vita sedentaria da “gatto da grembo” nella casa di una gattara piena di altri animali che non parlano nemmeno (come lui) sono la sua versione abbrutita, primitiva e privata della dignità da una vita tutta cibo per gatti e bisogni dentro una lettiera. In breve...