Gemini Man: la recensione del film di Ang Lee al cinema dal 10 ottobre

Gemini Man è davvero un film-presentazione. Non uno showcase tecnico delle potenzialità del 3D+ (che poi sarebbe il 3D ripreso e proiettato, dove possibile, in HFR a 120 fotogrammi al secondo) o del motion capture, di cui abbiamo parlato quando abbiamo visto le scene in anteprima, ma un film che ne mette in scena il senso, ne mette in metafora i rischi e le implicazioni e cerca di fondare un’estetica per una nuova tecnologia.

È insomma qualcosa di molto ambizioso e molto necessario, un primo passo per cercare di capire come lavorare su sistemi di ripresa nuovi. Forse anche per questo inizia con una scena di un livello qualitativo altissimo, ripresa di giorno con luce solare (e ci sarà una grande differenza lungo tutto il film tra le scene di giorno e quelle di notte) che mostra una risoluzione, una fluidità e una chiarezza impressionanti. Che dietro ci sia Ang Lee e non un buon mestierante è evidente dal fatto che ...