Get on Up - La Storia di James Brown
di Tate Taylor
6 novembre 2014
Ci volevano i fratelli Butterworth, una relativa novità nel panorama della sceneggiatura (insieme sono al terzo film scritto), e la produzione da vicino di Mick Jagger (sia con la sua società, la Jagged, che lui stesso di persona come esecutivo) per realizzare uno dei migliori film biografici che si siano visti, capace di mettere musica e carattere davanti ai piccoli intrighi e intrighetti di una vita privata che, una volta tanto, ne avrebbe avute di cose da raccontare.
Get on up impacchetta diversi momenti e diverse fasi di James Brown, sia personali (l’infanzia e l’adolescenza) che professionali (gli esordi, l’affermazione, l’età avanzata, la fama ecc. ecc.), ci appone sopra una data e dà ad ognuna un titolo, per poi mescolarle e saltare da una all’altra senza rigore cronologico, seguendo istinto e ritmo.
Get on up impacchetta diversi momenti e diverse fasi di James Brown, sia personali (l’infanzia e l’adolescenza) che professionali (gli esordi, l’affermazione, l’età avanzata, la fama ecc. ecc.), ci appone sopra una data e dà ad ognuna un titolo, per poi mescolarle e saltare da una all’altra senza rigore cronologico, seguendo istinto e ritmo.
Non che non si sia già fatto (e pure con più raffinatezza in Io non sono qui) ma la maniera in cui il film è scritto predilige l’istinto al ragio...
Con Get on up viene segnato un nuovo standard per i film biografici da cui non si dovrebbe prescindere. Un film che imiti la musica e cerchi di avere il carattere del personaggio
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