Sembra che questa volta Adam McKay abbia voluto fare l’autore, girare un film con un obiettivo molto serio (raccontare davvero e bene cosa sia successo con la grande crisi delle banche d’investimento americane), sperimentare stili di messa in scena diversi dal solito, mescolare soluzioni differenti e collaborare con molti attori di comprovato lignaggio. Il risultato è un tonfo dal fragore proporzionale alle ambizioni. La grande scommessa è la storia (basata su fatti veri) di alcuni uomini che, separatamente o meno, avevano capito cosa stava per succedere prima di tutti. Iniziando a lavorare in previsione del crollo dell’economia con circa 2 anni di anticipo questi riuscirono a guadagnare dalla tragedia finanziaria.

Per mettere in scena questa parabola la scelta di McKay è di rompere continuamente la quarta parete, far parlare tutti con gli spettatori e interrompere di continuo una narrazione che, visti i temi, poteva risultare noiosa.

Il modello principale per tutto il film è T...