Il suo meritatissimo statuto di “miglior horror dell’anno” Hereditary se lo guadagna lungo tutta la propria durata e con una tale mancanza di pietà nei confronti dei protagonisti da ricordare la maniera in cui Yorgos Lanthimos e Michael Haneke “odiano” i propri personaggi. Ari Aster, sceneggiatore e regista qui all’esordio nel lungo, non ha nessuna empatia con le vittime del suo film, non li compatisce e anzi spesso sembra godere del male che incombe sulle loro teste. Questo dà al film un tono unico, né con loro né contro di loro, Hereditary è l’aguzzino vero dei suoi personaggi.

Tra morti improvvise di personaggi che sembravano protagonisti e una lunghissima fase di set-up, ci vuole diverso tempo prima di capire di cosa stiamo parlando, quale sia la minaccia che così evidentemente incombe sulla famiglia che guardiamo. Una figlia non bellissima fatica a scuola, si comporta in modi strani e attraversa il periodo della propria vita in cui una mancata integrazione fa più male, un figlio p...