I Mercenari 3
di Patrick Hughes
4 settembre 2014
“Stavolta ci sono tutti!” è l’effetto che ad ogni capitolo di I Mercenari Sylvester Stallone (vera mente e forza propulsiva dietro il progetto) vuole ricreare, un accumulo di nomi che dia quanto più possibile l’idea di completezza (anche se forse il massimo in questo senso si è raggiunto nel secondo film), una volontà di saturazione come se l’azione cercata, quella in stile anni ’80, fosse misurabile e la presenza dei volti simbolici ne accrescesse il quantitativo. Così non è e la serie di I mercenari lo dimostra, nascendo proprio per mettere in sala action vecchio stampo e non riuscendo mai a proiettare sullo schermo la versione moderna di quel che più piaceva del passato. La verità è che l’azione ben fatta esiste anche oggi, non necessariamente si rifà agli anni ’80 e non somiglia a I mercenari, un’operazione nostalgia ha senso ma almeno dovrebbe essere un calco ben fatto.
In questo terzo film con un espediente di poco conto si cr...
Al terzo capitolo possiamo dire che il vero problema dei mercenari è di non avere identità, essere un gruppo di attori che ripropongono se stessi e non di personaggi in una storia
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