Il mio amico in fondo al mare, la recensione

Il documentario ha smesso da anni di pretendere di essere reale e raccontare la realtà per com’è. Non è mai stato obiettivo ma recentemente ha imparato ad ammetterlo, a contaminarsi con la finzione e in questo ha fatto un salto in avanti. Quindi non è un problema che Il mio amico in fondo al mare sia una costruzione narrativa molto fasulla, cioè che assembli le immagini e poi ci costruisca sopra un racconto a posteriori, senza nessun legame reale tra ciò che si vede e il racconto. È semmai inaccettabile la maniera in cui nel raccontare la relazione tra un umano e un polipo ci sia più attenzione per l’umano. Il mio amico in fondo al mare sembra più una maniera per raccontare Craig Foster, le sue piccole difficoltà e i suoi quotidiani drammi una grande villa di fronte al mare. La quantità di inquadrature con l’umano che guarda il mare, l’umano fuori dall’acqua, l’umano che disegna al tavolo sono almeno tante quante quelle del polipo nel mare.<...