Un’opera che porta con sé il marchio Fondazione Sardegna Film Commission, ma non è una celebrazione, quanto una visione cupa e violenta dei suoi paesaggi e delle sue terre, con un occhio al western leoniano e l’altro all’epica di Matteo Rovere. L’esordio alla regia di Matteo Fresi, unico titolo italiano in concorso al 39° Torino Film Festival, è ambientato nella metà del XIX secolo in Gallura, una regione della Sardegna insanguinata dall’ancestrale faida tra le famiglie Vasa e Mamia. Bastiano Tansu (Andrea Arcangeli), giovane sordomuto dalla nascita, dopo l’assassinio di suo fratello Michele si unisce a uno dei due capi fazione, Pietro Vasa (Marco Bullitta) mettendo al suo servizio la sua furia e la sua mira prodigiosa e diventando un temutissimo assassino.

Un trillo morriconiano apre Il muto di Gallura, un’introduzione ad un universo subito riconoscibile, ricollocato nel contesto sardo, tra monti, cave di pietra e il mare all’orizzonte, da cui si intravede l’irraggiungibile Corsica. E...