Il nido dello storno, la recensione

A volte la vita delle persone è colpita da un male irrazionale e insensato. Un evento improvviso che arriva e sconvolge tutto, spingendo chi lo subisce a trovarvi una qualche giustificazione: anche a costo di addossarsi una colpa che non si ha. Questo male è, ne Il nido dello storno, la morte in culla della figlia di Lilly (Melissa McCarthy) e Jack (Chris O’Dowd). Si tratta di un punto di non ritorno che spinge Jack in un istituto psichiatrico e Lilly a una tragica apatia, a vivere in solitudine senza la forza di chiedere aiuto. Ma si tratta anche, parallelamente, del male fisico che uno storno fa a Lilly nel suo giardino, aggredendola ogni volta che si reca nel suo orto. Perché lo fa? È una questione personale o è la misteriosa legge della natura?

Tutto questo orizzonte emotivo e tematico è un bel fardello da mettere sullo schermo, soprattutto se si decide di adottare un tono piuttosto leggero e di evitare facili pietismi. Ma quanto ci riescono bene...