C’è un’idea grandissima, più grande del film stesso, alla base di Il Primo Re: raccontare il contrasto tra i due fratelli più noti della mitologia storica italiana in un mondo permeato da culti pagani forti e invisibili, intoccabili e privi di qualsiasi aura magica eppure incombenti, qualcosa che nessuno ha mai inserito nella loro storia e che invece, è subito evidente, è perfetto per raccontarla. Il film di Matteo Rovere ha l’ottima idea di non prendere posizione sul sovrannaturale, di non mostrarlo né affermarne la presenza, non gli interessa proprio. Quel che gli interessa semmai è farci sentire come questa credenza esista intorno ai personaggi che ci credono, come li condizioni e condizioni le vite dei protagonisti loro malgrado, e in questo è incredibile il lavoro del direttore della fotografia Daniele Ciprì, capace di creare a furia di luci naturali un’atmosfera irreale eppure gretta e terrosa, terrena e mitologica.

È incredibile il lavoro del direttore della fotografia