Sugli adattamenti di Stephen King gira la voce che l’unica maniera per essere davvero fedeli, cioè per rappresentare le idee e le sensazioni che scatenano, sia tradirli, cambiarli e asciugarli.

Il primo capitolo di IT girato da Andy Muschietti si è proposto fin dall’inizio come il contrario, come una versione estremamente fedele del romanzo (per quanto necessariamente ridotta), trasportata agli anni ‘80 da che era ambientato nei ‘50 (eredità che si percepisce nel tipo di razzismo un po’ demodé nei confronti di Mike).
Atteso al varco su una serie di elementi, primo dei quali la resa dell’incarnazione più famosa di IT, il clown Pennywise, il film di Muschietti fa un lavoro molto ordinario sulla paura ed è semmai altrove a stupire: nella maniera sofisticata in cui i ragazzi interagiscono, nella passione per i piccoli gesti e nell’abilità non comune di lavorare addirittura sulla poesia e dargli un senso in una storia per ragazzi. Muschietti è così bravo con il cast e con l’adattamento dell...