Jem and the Holograms
di Jon Chu
Se lo standard dei film di canto contemporanei è Pitch Perfect (cioè l’incrocio della preparazione per una grande competizione come nei film di ballo, con l’esaltazione del “talento” come nei classici in stile Saranno Famosi, una forma di romanticismo femminista e una dose massiccia di ironia) era molto difficile che un’operazione così sempliciotta e campagnola come quella di Jem e le Holograms potesse funzionare.
Non ha funzionato al boxoffice (un film Blumhouse che non ripaga il suo già esiguo budget di 5 milioni è una notizia) e non ha funzionato nemmeno come piccolo cult di nicchia. Non è piaciuto al pubblico nuovo e figuriamoci a quello che già conosceva la serie animata. E come avrebbe potuto del resto Jem e le Holograms convincere in una versione così radicalmente diversa? Come avrebbe potuto appassionare un pubblico nuovo con un’identità così debole?
Non ha funzionato al boxoffice (un film Blumhouse che non ripaga il suo già esiguo budget di 5 milioni è una notizia) e non ha funzionato nemmeno come piccolo cult di nicchia. Non è piaciuto al pubblico nuovo e figuriamoci a quello che già conosceva la serie animata. E come avrebbe potuto del resto Jem e le Holograms convincere in una versione così radicalmente diversa? Come avrebbe potuto appassionare un pubblico nuovo con un’identità così debole?
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Avendo praticamente nulla in comune con la serie animata, Jem e le Holograms è la storia di una cantante di talento che cerca di emergere. Un'altra
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