C’è una grande scommessa dietro Justice League, quella di unire il mondo della scrittura emotiva di Joss Whedon con quello della messa in scena epica di Zack Snyder; uno sceneggiatore che eccelle nelle piccole interazioni, nei sentimenti particolari, intimi e unici, in una parola “nell’umanità”, con un regista che è maestro del titanico e del mastodontico che ha fatto dei supereroi degli dèi inumani e per questo incredibili. Con tutte le difficoltà che la lavorazione ha comportato questa scommessa può dirsi ora ufficialmente fallita.

Se Justice League ha un problema (e lo ha) è proprio questo: la maniera in cui unisce lo stile Whedon a quello Snyder, il mondo dell’ironia e della delicatezza con quello dell’epica.

La storia ricalca molto quella di Avengers, con in più l’ingombrante fardello della morte di Superman evocata subito con un ritaglio di giornale in una scena iniziale che, come spesso accade a Snyder, è grandiosa nel non volerlo essere. Là, in un piccolo momento di puro Batman...