La recensione di La notte del 12, al cinema dal 29 settembre

Come il precedente film di Dominik Moll Only the Animals, anche La notte del 12 è un crime che nonostante alcune pecche strutturali riesce ad avere una sfumatura di fondo, o meglio un’ispirazione filosofica, che lo rende affascinante e profondo in modo imprevisto. Se nel precedente film questa qualità si manifestava nell’essere un puzzle di personaggi legati tra loro da un divertente misticismo, in La notte del 12 (anche questo adattato da un libro) il tocco “alla Moll” è l’amarezza esistenziale che caratterizza non solo il caso criminale in questione ma lo stesso personaggio protagonista.

Quest’ultimo è infatti nell’economia narrativa una mera pedina, quasi privo di profondità psicolgica: tuttavia la sua tacita angoscia per l’essere un uomo in un ambiente di uomini diventa la metafora di come il maschilismo sia molto di più di una parola brutta o un atteggiamento violento. È una condizione sociale, un sistema di pensiero co...