La recensione di La signora Harris va a Parigi, presentato alla Festa del cinema di Roma e in uscita nelle sale dal 17 novembre

Raramente si era visto un film fare riferimento così esplicito ai toni favolistici di Amelie, al semplicismo e alla bontà dei personaggi con sottofondo di fisarmonica, per raccontare una strana storia di coscienza politica che al tempo stesso è una di desideri capitalisti.

Una donna delle pulizie, umile, semplice e di buon cuore viaggia da Londra a Parigi subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, per comprare un vestito di alta moda con i soldi che ha risparmiato tramite fortunose speculazioni e ha ricevuto in seguito alla morte del marito in guerra. Non sa niente del mondo dell’alta sartoria, si è solo innamorata di un abito di Dior dopo averlo visto a casa di una ricca donna per la quale lavora. Anche lei vuole avere accesso a quel mondo. Scoprirà l’elitarismo dell’alta moda prima, come questa schifi le persone del suo rango, e poi che dietro ci so...