L’arminuta, la recensione

L’arminuta sarebbe “la ritornata”, in dialetto, ed è così che viene chiamata la bambina di tredici anni che un giorno, senza sapere perché, viene riportata alla sua vera famiglia. Non sapeva nemmeno di essere stata adottata da quelli che considerava i suoi genitori, una coppia borghese degli anni ‘60 italiani con la quale è cresciuta fino a quel momento, e adesso si ritrova, aliena e arminuta, in una famiglia campagnola, popolarissima, molto diversa. Non può decidere per sé e viene spostata di colpo da una vita agiata, piena di affetto e culturalmente stimolante, in una dura, dove tutti lavorano e nessuno è come lei. Lo spunto è affascinantissimo (viene dal romanzo omonimo di Donatella Di Pietrantonio), il film di Giuseppe Bonito molto meno.

Nonostante sia molto corretta la maniera in cui fa della protagonista un’aliena prima di tutto visivamente, scegliendo bene l’attrice e poi ovviamente creando continui contrasti di trucco, parrucco e costumi tra lei ...