Last Night in Soho, la recensione | Venezia 78

Ci sono voluti venticinque anni passati a Soho tra pub, vecchi palazzi e vetrine patinate per far decidere ad Edgar Wright di realizzare la sua fantastica e orrorifica lettera d’amore a Londra. Last Night in Soho non è però soltanto tutto ciò che Wright ha costruito nel tempo film dopo film, cristallizandosi nell’immaginario collettivo come l’autore a cui piace giocare con generi, cultura popolare e comicità. Last Night in Soho è infatti, per la prima volta, anche un Edgar Wright che si approccia con maturità e gusto a nuove atmosfere, nuove idee e nuovi tipi di personaggi, che mette da parte il comico (ma non l’ironia) per dedicarsi magnificamente al thriller psicologico, all’horror, al noir.

Tra vecchi vinili beat e con l’idea precisa di rievocare la Swinging London con uno sguardo al contempo affascinato e turbato, Last Night in Soho vuole raccontare la pericolosità dell’idealizzare, del rievocare qualcosa che è irrimediabilmente passat...