In un film di Takashi Miike l’attesa dello scoppio del caos furioso è tutto. È il film stesso. Che sia una delle sue commedie, che sia l’adattamento di un fumetto, che sia un horror, un thriller, un film sperimentale o anche solo, come in questo caso, un poliziesco, il ribaltamento verso l’anarchia è sempre dietro l’angolo, è la meta verso la quale tutti sembrano marciare inconsapevolmente. Qualsiasi piano è destinato a saltare, qualsiasi desiderio ad essere frustrato e, da un certo punto in poi, qualsiasi arto è destinato ad essere separato dal resto del corpo.

Questa tendenza sempre presente nei suoi film è anche più evidente in quelli come L’ultimo yakuza in cui ci sono tanti personaggi e tante trame che lentamente convergono verso un punto unico, ognuno cerca qualcosa, ognuno ha i propri obiettivi ma una massa di coincidenze sconvolgerà tutto, film incluso. Perché anche l’opera in sé inizia molto chiara e seria, con un pugile a cui viene diagnosticato un tumore terminale, una ragaz...