Sembra che Jaume Collet-Serra si sia fatto raffinato. È evidente fin dall’inizio di L’Uomo Sul Treno, il film più curato e preciso tra i 4 realizzati con al centro Liam Neeson e i suoi personaggi duri. Per la prima volta infatti uno dei loro film non si limita a lavorare sulla velocità delle immagini e le possibilità di un’azione che sia contemporaneamente asciutta come un western e carica come un B movie contemporaneo, ma cerca davvero di usare il linguaggio delle immagini al posto di quello delle parole per dialogare con lo spettatore.

È evidente nell’attacco della storia, in cui in una serie di ellissi che comunicano tra di loro vediamo la vita del protagonista, diverse mattine fatte di diverse sveglie, diverse colazioni, diverse uscite di casa e diversi arrivi alla stazione del treno. Fa sempre la stessa cosa ma invece di mostrarla come una routine monotona e grigia, troppo simile, la mostra come una vita dinamica in cui si ride o si è arrabbiati, si scherza alle volte e si è preoc...