La recensione di Marcel the Shell with Shoes On, al cinema dal 9 febbraio

Se c’è una cosa davvero forte di Marcel the Shell è la minuzia con cui Dean Fleischer Camp costruisce un mondo realistico e iper-dettagliato attorno a una creatura impossibile: si tratta di Marcel, una piccola conchiglia di tre centimetri con due piedini calzati da scarpette rosa e un occhio solo, ingenua ma piena di ironia e profondità nel modo in cui racconta al suo interlocutore – il videomaker che la intervista, Dean Fleischer Camp nei panni di sé stesso – la sua storia.

Ormai è risaputo che proprio la ricerca del linguaggio e della forma è il cavallo di battaglia dei film A24 (che infatti spesso peccano sulla narrazione). Marcel the Shell infatti basa moltissima della sua forza attrattiva su un’idea originale: l’intervista a una conchiglia parlante che mescola il linguaggio visivo del mockumentary alla tecnica dello stop-motion. Quello che però sorprende è che Marcel, oltre a convincerci della c...