Marilyn ha gli occhi neri, la recensione

Ecco a voi la cena au contraire: nell’improvvisato ristorante “Monroe” di Marilyn ha gli occhi neri capita che si cominci un servizio con spaghetti zuccherati con panna, cioccolato e fragole. Poi, forse, sarà servito il resto. Non era programmato, ma alla fine è stato meglio così.

È proprio questa insospettabile poesia, quella che rilegge un errore o un difetto in qualcosa di unico, il cuore di Marilyn ha gli occhi neri. Quest’idea vale per un piatto, ma in realtà parla delle persone. È un concetto semplice, ma il modo in cui viene suggerito durante il film è talmente sincero e perfettamente coerente che diventa, all’improvviso, una verità profondissima ed emozionante. 

L’elogio del diverso (ma mai in chiave pietistica) è ciò che appunto anima in Marilyn ha gli occhi neri il piccolo laboratorio di cucina di un centro diurno per la riabilitazione di persone disturbate, che da un’intuizione un po’ matta si trasforma in un’impresa