Tratto dal romanzo omonimo scritto da J. A. White, Nightbooks di David Yarovesky è un film alla cui base vi un’idea tanto ardita quanto rischiosa: proporre la fiaba di Hansel & Gretel in una veste contemporanea, ammiccante, ripulendola di ogni residuo dark per renderla palesemente metaforica e universale (o meglio, alla portata di un pubblico facilmente impressionabile). C’è però un abisso intero che divide l’obiettivo dal risultato. Nightbooks è infatti un esperimento che rimane tale, un ibrido decisamente non inquietante tra diversi spunti ed estetiche, il cui vero punto debole è l’incapacità di costruire le premesse del suo mondo, le sfaccettature dei suoi personaggi.
Lo si intuisce dai primi minuti che la struttura alla base di Nightbooks è fragile come un castello di carte. Il film parte infatti in medias res con una fretta inspiegabile: non passa neanche un minuto e il protagonista Alex (Winslow Fegley), un bambino che ama scrivere storie dell’orrore...
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