La recensione di On the Fringe, presentato al Festival di Venezia

Un brutto film sociale si riconosce spesso dalla quantità di temi che mette sul tavolo e dall’ansia con cui vuole dimostrare tutto. Colpa dei registi e degli sceneggiatori convinti che l’importanza del messaggio che alimenta il film sia la sola ragione della sua esistenza. Quindi più concetti vengono trasmessi più un’opera diventa “urgente” e quindi “necessaria”, per usare orribili termini abusati. In questa trappola cade anche On the Fringe, di Juan Diego Botto, che accumula quattro storie di sopravvivenza ai margini dimenticandosi però dei suoi personaggi. 

Penelope Cruz interpreta Azucena, una madre lavoratrice piena di debiti e sotto sfratto. La sua storia ha avuto risalto nel quartiere portando dalla sua parte un gruppo di cittadini. La sua è una lotta per la difesa della casa che si intreccia con quella di Rafa. Un avvocato che possiede una spiccata vocazione all’aiuto. Corre di qua e di là nella città prendendosi...