On The Job: The Missing 8, la recensione | Venezia 78

“Hanno provato a seppellirci, non sapevano che siamo semi”. Con questa frase scritta su un cartello (la più bella di tutta la Mostra del cinema di Venezia) si apre On The Job: The Missing 8, sequel non sequel del film che Erik Matti fece nel 2013 (On The Job) in cui veniva mostrato il sistema mafioso di carcerati rilasciati il tempo necessario per commettere omicidi per conto di importanti figure politiche. Non troviamo i medesimi personaggi ma un’altra storia vera, quella della scomparsa di 8 persone e dell’indagine giornalistica per scoprire che fine avessero fatto.

Erik Matti stavolta fa un poliziesco metropolitano in cui, come nei migliori western, c’è un protagonista che in seguito ad una presa di coscienza decide di fare la cosa giusta ben sapendo che questo lo strappa alla tranquillità e lo mette a rischio della vita. È la scomparsa del suo amico Arnell, quello dei due con la schiena dritta e gli ideali, a metterlo sul percor...