La recensione di Le otto montagne, in concorso a Cannes

Che cosa rara un film italiano (una co-produzione sì ma a maggioranza italiana) che adatta un romanzo italiano, sceneggiato e diretto però da due autori stranieri, nello specifico belga, come Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, marito e moglie con radici europee e sensibilità americana nella messa in scena. Le otto montagne già produttivamente è quindi un ibrido creativo: storia italiana, svolgimento, idee e sensibilità profondamente europee che diventano un film girato con ambizioni da bromance americano. Tutto inusuale, una voce fuori campo quasi da Stand By Me (almeno nella prima parte in cui i due protagonisti sono bambini) e poi un uso delle musiche (e una selezione!) che non sarebbero mai venuto in mente ad un regista italiano, e ancora un modo di flirtare con il sentimentalismo, l’unione e l’ammirazione che a tratti fa quasi pensare ad esiti omosessuali. Non è questo il caso però, Le otto montagne non va a parar...