Paris 13th, la recensione | Cannes74

Impossibile non sentire una vibrazione da cinema di Hong Kong degli anni ‘90, e in particolare degli echi di Wong Kar-Wai e Christopher Doyle in questo gentilissimo bianco e nero e nelle storie di amori solitari in una grande città che animano Paris 13th. Impossibile non sentire in questi personaggi che vivono in luoghi affollati senza che tutta questa gente costituisca una vera comunità, quel tipo di ricerca di un contatto umano nella notte, e di preparazione di qualcosa di romantico durante le giornate di lavoro. Esseri umani da appartamento, che lo condividono o in cui vivono da soli, e che lì cercano di tornare insieme a qualcuno o elaborano la fine di una storia o ancora cercano di farne partire un’altra.

Dietro tutto questo c’è un trio eccezionale. Adrian Tomine (autore della serie di storie a fumetti Killing and Dying da cui tutto è tratto), Céline Sciamma (sceneggiatrice) e Jacques Audiard (sceneggiatore e regista).
Senza nemmeno l’ombra del...