Petrov’s Flu, la recensione | Cannes74

Sembra di essere in un film di Alexey German per tutta la lunga prima parte di Petrov’s Flu, uno di quelli in cui il caos invade ogni inquadratura, il ritmo della storia è imposto da dialoghi sovrapposti e una nebbia fitta che impedisce di vedere accorcia il campo visivo. Non è nemmeno confusione, ma proprio vera anarchia in cui sentiamo le opinioni più populiste, mentre qualcuno fucila qualcun altro senza scandalizzare troppo gli astanti, in cui si rubano bare con cadaveri e via dicendo. Potrebbe essere il setting di un film di Kusturica se non fosse che questo caos non è mai gioioso e non è mai alimentato dalla solidarietà delle persone ma anzi dalla diffidenza e da un certo timore notturno. Un caos malato da fine impero, in cui chiunque rischia e ognuno pensa per sé.

È l’influenza di cui è vittima il protagonista a deformare la sua percezione del mondo notturno in cui un po’ vaga e un po’ si perde nel tentativo di tornare a casa. Un’influ...