La recensione di Piano piano, presentato in Piazza Grande a Locarno 75

Camorra, vicoli, pallone, Maradona, pianoforte, una giovane ragazzina, una madre in difficoltà, malelingue e poi l’affetto. Il filtro di Piano piano è chiaramente il ricordo. Sia che si tratti di un ricordo reale di qualcuno o di un ricordo immaginario, cioè di una storia inventata che è narrata attraverso gli stilemi del ricordo al cinema, tutto il film non è vissuto o guardato da dentro, dal quel 1987 in cui avvengono gli eventi, ma pare essere guardato dall’oggi, dalla tenerezza, dalla nostalgia e dal senno di poi che getta un velo di giudizio, temperanza o anche solo benevola accettazione su eventi che altrimenti, in un altro film o con un altro tono, potevano risultare ben più devastanti.

È una storia di quartiere, di molte vite e di quella di Anna, che suona il pianoforte, cosa che secondo la madre sarà uno strumento di riscatto, ma che a lei non è che piaccia moltissimo come del resto non le piace molto la v...