“Tu stai soffrendo: è per questo che suoni così bene” viene detto dal maestro al giovane Nasser Ali Khan. L’arte è legata all’amore, alle emozioni forti, che fanno vibrare l’animo come corde tese su di uno strumento. E’ da queste considerazioni che parte il secondo film di Marjane Satrapi, la celebrata autrice, sia del fumetto che della sua trasposizione su grande schermo, di Persepolis.

Anche questa volta l’iraniana emigrata da 17 anni a Parigi si è fatta coadiuvare alla regia dal fido amico Vincent Parannaud, ma contrariamente al precedente lavoro, stavolta la storia (anch’essa una graphic novel in origine) è raccontata con attori in carne ed ossa.

Teheran, 1958. L’anziano, ma non troppo, musicista Nasser Ali Khan non riesce più a suonare, il suo violino è stato distrutto e lui ha deciso di stendersi sul letto e aspettare che la morte arrivi. Sembra una decisione assurda, ma un lu...