La recensione di Prayers for the Stolen, su MUBI dal 29 aprile

Ana trattiene il respiro per non fare rumore. È il gioco di una bambina che, con un cambio di segno repentino che apre al drammatico, diventa presto un gioco di sopravvivenza: deve fare silenzio, nascosta sotto a una rete in giardino, perché gli uomini del cartello della droga non la trovino, rendendola l’ennesimo fantasma del villaggio. È su questi toni e questi respiri che racchiude il suo senso profondo Prayers for the Stolen di Tatiana Huezo, un film sensoriale, intenso e sorprendente, fatto di rumori e di suoni – più che di immagini – e che nell’esperienza terrorizzante di un ascolto in attesa del pericolo trova la sua schiacciante forza evocativa.

Libero adattamento del romanzo omonimo di Jennifer Clement, Prayers for the Stolen osserva la vita sospesa nel villaggio messicano di Guerrero dal punto di vista delle donne e delle bambine che lo abitano. Il terrore per ciò che non c’è ma potrebbe arrivare da un...