La recensione di Il primo giorno della mia vita, in sala dal 26 gennaio
C’è ancora una volta un luogo che accoglie dentro di sé diverse storie, c’è ancora qualcuno che è un emissario di una volontà superiore metafisica e che a modo suo cerca di aiutare queste persone con espedienti fantastici che pongono questioni morali ed etiche. Il primo giorno della mia vita replica lo schema di The Place: lì era Valerio Mastandrea a ricevere la visita di alcune persone all’interno di una tavola calda, qui è Toni Servillo che recupera aspiranti suicidi (tra cui Valerio Mastandrea!) e li tiene in un hotel fatiscente. In entrambi i casi aleggiano l’al di là e una serie di regole e ordini dall’alto senza bisogno di specificare niente, senza sconfinare nell’apertamente religioso o anche solo nello spirituale ma mettendo i personaggi a confronto con la possibilità di cambiare la propria vita.
Stavolta il tono però è molto meno narrativo e molto più meditabondo, questo è un film di sentenze e come tale ...
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