La recensione di Profeti, il film di Alessio Cremonini in sala dal 26 gennaio

In Profeti le prigioniere sono due. C’è una giornalista italiana che ad un certo punto è catturata dall’ISIS e c’è la sua carceriera, moglie di un combattente mujahidin, incaricata di sorvegliarla, tenerla chiusa in un’abitazione con lei e mantenerla in vita mentre tenta di convertirla, che a sua volta è prigioniera di una religione e di uno stato in cui crede ciecamente ma che la marginalizza e sottomette in quanto donna. Il film è per la sua gran parte lo svilupparsi di una relazione tra queste due donne, una relazione fatta di silenzi, isolamenti e rare interazioni.

È il problema maggiore di un film diretto molto bene da Alessio Cremonini e pieno di scelte di messa in scena eccezionali, che tuttavia manda avanti il proprio ingranaggio raramente e quando lo fa è davvero per passi troppo piccoli. Il resto è la recitazione di Jasmine Trinca, incaricata di raccontare con silenzi e gesti quotidiani lo sviluppa...